sabato 30 dicembre 2017

Fattaneh Haj Seyed Javadi

Nell’Iran attuale, Sudabeh è figlia di una famiglia benestante, che crede sia giusto trovare per lei un marito allo stesso livello. I pensieri di Subadeh però sono occupati da un altro amore, distante, per censo e per formazione, dalle sue abitudini. Travolta dal tormento tra la passione e l’intenzione di non deludere i genitori, la ragazza si rivolge a una zia saggia e comprensiva, Mahbubeh, che l’accoglie aprendo un vecchio scrigno di ricordi. “Quando sei innamorata lasci che le cose vadano e vengano come vogliono, lasci che il mondo vada sottosopra oppure no: che importanza ha?”, le dice la zia e a quel punto è già chiaro che La scelta di Subadeh è solo il prologo alla storia di Mahbubeh che, in un altro Iran, quello dello Shah, ha vissuto pene e fatiche d’amore simili e parallele a quelle della nipote. In un trionfo di giardini profumati, pranzi ricchi di sapori, dialoghi coloriti e allegorici, Mahbubeh racconta come ha schivato tutti i matrimoni combinati dalla famiglia, perché innamorata di Rahim, il garzone del falegname del quartiere. La vita con Rahim (e un’antipatica e invadente suocera) invece del “paradiso in terra” si rivelerà impossibile (e brutale), tanto è vero che, per Mahbubeh, il massimo della felicità “se di felicità si può parlare, si manifestava con un sorriso amaro”. La separazione tra i sogni a occhi aperti dell’infatuazione, la passione della rivolta di Mahbubeh contro le imposizioni e la dura realtà genera un corposo romanzo, dove i personaggi femminili imperano in tutte le direzioni. Il senso del melodramma con cui Fattaneh Haj Seyed Javadi sfoggia una scrittura florida e affascinante non le impedisce di collocare La scelta di Mahbubeh nel contesto delle trasformazioni e delle contraddizioni dell’Iran del ventesimo secolo, consentendo al lettore di farsi trasportare dalle atmosfere avvolgenti del romanzo perché poi, come dice Nazanin, la madre di Mahbubeh, “la bellezza è negli occhi di chi la possiede”. Non è l’unica iperbole: tutta La scelta di Sudabeh è costellata di versi poetici, metafore, un florilegio linguistico che riflette l’intensa tradizione della narrativa dell’Iran, dove, come ha raccontato la stessa Fattaneh Haj Seyed Javadi, “la letteratura è all’ordine del giorno e anche le persone con un grado di istruzione relativo amano esprimersi attraverso versi e proverbi”. I contrasti sono resi con un meticoloso lavoro di intarsio attorno ai “legami di sangue” e alle trame che coinvolgono famiglie e parentele, così come con minuziosa descrizione della vita quotidiana in una cittadina dell’Iran. Dalle colorite espressioni per descrivere lo svolgersi delle stagioni al labirinto di dettagli di tradizioni, regole e usanze, per non dire dei dialoghi forbiti e cesellati battuta per battuta La scelta di Sudabeh è un fuoco d’artificio senza fine che non nasconde, nelle pieghe dei tormenti di Mahbubeh, un velo di nostalgia per altri tempi, quando erano “tutti felici, ognuno a modo proprio, ognuno con i propri pensieri e i propri desideri”. Un romanzo da scoprire lasciandosi guidare dalla mano sicura di Fattaneh Haj Seyed Javadi in un panorama, sì, molto diverso e distante, ma dove le scelte e i loro effetti pesano come in ogni altra parte del mondo.

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