mercoledì 22 novembre 2017

Jean Echenoz

Uno dei più importanti architetti francesi, Jean Nouvel, sostiene che “un edificio deve saper comunicare le inquietudini di un’epoca”. Una definizione che collima alla perfezione con L’occupazione del suolo: il ritratto di Sylvie Fabre, un enorme murale pubblicitario esposto al vento, alla pioggia, agli elementi naturali (e non) è quasi un’opera di landscape art che deve assorbire quell’aria, quel clima, quell’atmosfera, in cui “per negligenza o per volontà, si lasciava deperire lo spazio”. E’ tutto quello che rimane di lei al padre e al figlio Paul e quando la costruzione di un nuovo palazzo va a coprire il dipinto, i tentativi di restargli vicino, di vederla ancora, determinano anche la consapevolezza di ciò che non si vedrà più perché come diceva un altro grande architetto, Bernard Tschumi, “un oggetto di architettura non è architettonico perché seduce o perché adempie a qualche punizione pratica, ma perché mette in moto l’inconscio e le operazioni di seduzione”. L’occupazione del suolo in sé non è meno attraente dell’immagine dipinta sul muro, ma è il contesto di Parigi e della sua evoluzione a determinare i movimenti principali, le scosse che arrivano a mostrare nuovi profili e nello stesso tempo a oscurarne altrettanti. Il segreto, neppure tanto invisibile nel minuscolo capolavoro di Jean Echenoz, sta proprio nel trascrivere le emozioni dello sguardo per quelle variazioni architettoniche. La sensazione sembra quella descritta negli stessi anni da Jean Vautrin: “Ecco cosa ho visto, ma nessuno è obbligato a crederci”. E’ un punto ben preciso sulla mappa. L’occupazione del suolo, è delimitata da quai de Valmy che corre lungo il canale Saint-Martin, il santo dei traslochi, e lì, sul suo fondo “si trovavano troppo poche armi del delitto, gli unici scheletri erano armature di sedie di ferro, carcasse di ciclomotori. Per il resto, solo cerchioni e pneumatici scompagnati, marmitte, manubri; la proporzione di bottiglie vuote sembrava normale, in compenso la quantità di carrelli di ipermercati rivali era sconcertante”. La vocazione del cantiere è innata perché la via, in origine, quai de Louis XVIII, si sviluppa proprio per la costruzione del canale, a cui è legata in modo indissolubile. In quegli anni Parigi è tutta un cantiere verso il futuro, un’onda lunga partita dal Beaubourg e culminata nella costruzione dell’Institut du Monde Arabe, della Villette e della Cité des Sciences et dell’Industrie, ma come scriveva Edmond Jabès, contemporaneo a Jean Echenoz, “la tua città è un miraggio. La terra, rispetto all'universo, un uccello perduto, dalle ali troppo fragili per sfidare, sola, l’ignoto. Cammina su questo pianeta così maneggevole che un niente lo fa girare. Dove sei? Caduto nella trappola del reale e dell’inverosimile. Cercando l’uscita”. Padre e figlio restano impigliati proprio lì: quando di Sylvie Fabre rimane soltanto la pubblicità di un profumo, non sfugge il simbolismo, anche se Jean Echenoz la tratta con gentilezza. L’icona prende vita non per le necessità del commercio, ma per la nostalgia, per il vuoto che ha lasciato e che ha fatto implodere i legami famigliari. Il pellegrinaggio davanti alle inarrivabili dimensioni di Sylvie Fabre è il tema costante di un racconto che ha il ritmo della ballata di uno chansonnier, ma con un sottofondo minimalista di rumori e distorsioni impercettibili, che disturba quel tanto che è giusto. La declinazione dei tempi è enigmatica e l’uso del condizionale un’incongruenza perfetta nello stile perché rende benissimo l’idea di un tempo transitorio, dove L’occupazione del suolo genera distorsioni significative nella percezione dei luoghi perché “basta un oggetto per avviare una catena, se ne trova sempre uno che sigilla ciò che lo precede, colora ciò che seguirà, così, al normografo, l’avviso del permesso di costruzione. Poi è tutto molto rapido, qualcuno probabilmente si è venduto l’anima assieme allo spazio, c’è il buco”. Sì, L’occupazione del suolo è la dimostrazione che in poche parole (una trentina di splendide pagine) si può dire tutto.

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