lunedì 20 novembre 2017

J. G. Ballard

Cocaine Nights è un romanzo importante e, per certi versi indispensabile, perché è l’unico, negli ultimi anni, ad esplorare in modo così esplicito ed incisivo il nostro futuro. La fantascienza non c’entra nulla: anche se non si sono indicazioni specifiche, Cocaine Nights è proiettato in un tempo che vede l’oggi come passato prossimo e in un luogo, la spagnola Costa del Sol, che per la sua vicinanza a Gibilterra, vale soprattutto quale paesaggio metaforico, un’ambigua zona di confine. L’atmosfera generale, la zuppa in cui J. G. Ballard intinge le sue intuizioni, è quella di una comunità che dispone di quantità illimitate di tempo libero, prospettiva che più di un sociologo si sentirebbe di controfirmare: la televisione non è più sufficiente, la noia è sempre in agguato, la voglia di vivere (e quindi: di consumare) potrebbe venir meno con danni irrimediabili all’industria dell’intrattenimento, del turismo, dello spettacolo, della pubblicità. Non ci sono in gioco soltanto incalcolabili interessi economici, ma anche tutta la complessa rete di rapporti, valori, tradizioni e convenzioni, idiosincrasie e contraddizioni che fin qui hanno retto quelle strutture (politiche, industriali, commerciali) che nessuna rivoluzione è riuscita né a capire né, di conseguenza, a rovesciare. Nelle propaggini di Cocaine Nights J. G. Ballard scopre una sorta di accelerazione di questa decadenza, un impulso all’autodistruzione per tedio che ha nella bucolica enclave di villaggi turistici e campi da tennis,della Costa del Sol ha il suo humus ideale. La risposta, per mantenere lo status quo, è paradossale, ma comprensibile: trasgressione. Sesso, droga, soldi sono gli stimoli adatti e cominciano a incuriosire sempre di più la popolazione della Costa del Sol mentre le inevitabili controindicazioni (microdelinquenza, tossicodipendenza, truffe e derivati) diventano altrettante fonti di guadagno: sistemi di sorveglianza, cliniche private, casinò, riciclo di denaro. Cocaine Nights è molto lucido nel rivelare una perversa idea di ingegneria sociale: il suo caos stratificato, il suo progettare una vitalità con l’ambiguo supporto di vandalismi, furti, danni e aggressioni, cresce dove “il crimine e la creatività vanno di pari passo, e l’hanno sempre fatto. Maggior è il senso del crimine, maggiore è la coscienza civica e più ricca la civiltà. Non c’è nient’altro che faccia da collante in una comunità”. Una percezione confermata altrimenti anche da Don DeLillo: “Considero la violenza contemporanea una specie di risposta sardonica alla promessa di appagamento consumistico. Uomini che non possono uscire dalle loro minuscole stanze e devono organizzare la loro disperazione e la loro solitudine, devono cercare un destino per disperazione e solitudine e spesso finiscono per farlo con mezzi violenti. Vedo questa disperazione nei pacchetti dai colori sgargianti e nella felicità del consumatore e in tutte le promesse che la vita del consumo ci fa giorno per giorno e minuto per minuto ovunque andiamo”. Capace di trasformare un’esile trama noir in un’acuta osservazione del presente, dove tra crimine e vittime le distanze si sono affievolite, con Cocaine Nights J. G. Ballard tocca molti nervi scoperti e, fin dall’incipit (strepitoso) ricorda che quella frontiera l’abbiamo passata tanto tempo fa.

Nessun commento:

Posta un commento